28/06/12 - “No Bosis on the bibs for the Grand Prix of Italy.

It is forbidden by the rule!”: said inflexible Olivier Godallier, Marketing director in the FIM. He does not loose any chance to increase his unpopularity. Do you remember the ban and the threatens to all journalists who dared to film and to publish their clips three years ago? But today it is even worse! Diego Bosis worked for the FIM , too. He was the supervisor of the sections. What is happened is that the Moto Club Della Superba, organizer of the Italian event, was very close to him and would have decided to add the Bosis’ face on each bib, not excluding any other sponsor already credited. No prevarication, just a little space more. A way to have with us, at least virtually, the most important Italian champion in Trials and one of the most known rider all over the world. But the answer was NO. It is not allowed by the rule.

Having been from ever admirer of other Nations and of more rigid systems able to repress immediately any behaviour out of law - what often in Italy are tolerated everyday – I feel myself deeply Italian in this occasion. I am strongly convinced that in our country this wouldn’t be happened: nobody would have dared to deny the memory to a defunct.

“Niente Bosis sui pettorali del Gran Premio d’Italia, lo vieta il regolamento!”

Cosi' sancisce in modo irremovibile, Olivier Godallier, lo svizzero responsabile Marketing della FIM, che non perde un’occasione per accrescere la sua impopolarità. Ricorderete bene i divieti e le minacce ai giornalisti che riprendevano e pubblicavano filmati tre stagioni orsono! Ma quella di oggi sembra veramente “grossa”. Diego Bosis lavorava anche per la FIM. Era il supervisore delle zone. Ora succede che il moto club Della Superba, molto legato a Diego, aveva pensato di ricordarlo con una foto sui pettorali da aggiungere agli sponsor già accreditati. Quindi nessuna prevaricazione, solo uno spazio in più. Un modo per avere virtualmente ancora con noi, il piu’ grande campione che il trial italiano abbia mai potuto annoverare, conosciuto universalmente in tutto il pianeta. Invece no: il regolamento non lo permette.

Da ammiratore di altre Nazioni e di sistemi rigidi che reprimono immediatamente i comportamenti fuori legge, quelli che da noi sono invece all’ordine del giorno, mi sento immensamente italiano in questo frangente, nella ferma convinzione che nel nostro Paese, in barba a tutti i regolamenti, nessuno avrebbe osato negare il ricordo di una persona defunta.