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IL PERMESSO PUO' NON BASTARE

Odissea organizzare la prima prova del Campionato Italiano

Il Campionato Italiano è partito con entusiasmo, ma pochi conoscono gli aspetti che ne hanno minato fino all’ultimo la reale organizzazione. Due settimane precedenti nella medesima località, Giaveno, a pochi km da Torino, si è verificato un incidente mortale: una ragazza è stata investita da un trattore che trainava un carro allegorico. Al di là dell’aspetto tragico e dei risvolti che la Magistratura dovrà dare per accertare eventuali responsabilità, incredibilmente è stata rimessa rimettere in discussione l'effettuazione della gara già approvata.

Una gara di Trial è pur sempre una manifestazione che comporta dei rischi. Sindaco e giunta non sapendo ancora se saranno imputati di negligenze nelle conclusioni dell’indagine in atto per l’incidente avvenuto, camminano ora sui carboni ardenti. Viene dunque rivista l’autorizzazione e convocato il moto club per maggiori ragguagli. Interviene il responsabile nazionale del Trial della Federazione, Albino Teobaldi, che sottolinea la limitata pericolosità dello sport in questione, garantendo quasi personalmente. La prevista zona indoor nel paese viene annullata e le navette per il pubblico previste dalla partenza al gruppo di zone non sono più autorizzate. Perché se di pubblico dobbiamo parlare, scattano una serie di annose pratiche da sbrigare sulla sicurezza.

Nelle gare di Trial il pubblico scorrazza liberamente sul percorso di trasferimento tra una “zona controllata” (dove i concorrenti si giocano la gara vera e propria) e l’altra. In rarissimi casi chi organizza riesce anche a fettucciare la parte riservata ai piloti, in modo da limitare i rischi. In fondo il tempo totale di gara dovrebbe essere ininfluente e quindi i concorrenti non dovrebbero correre più di tanto nei trasferimenti. Ma non è mai così. Il pilota tende a studiare di più la zona, quando la ispeziona a piedi, poi va via come un matto verso la successiva. Rischi che fino ad ora non hanno avuto mai conseguenze serie e speriamo mai ne abbiano, ma che gli organizzatori hanno dovuto sudare le classiche sette camicie per convincere a condividerli un’amministrazione più timorosa del dovuto. Il livello delle zone è stato volutamente semplificato e tutto è filato liscio, nessun incidente per fortuna.
Resta il profondo rammarico per non aver sfruttato al massimo il potenziale bacino di utenza offerto dalla vicinanza al capoluogo piemontese e dalla fortuna di aver goduto di una stupenda giornata di sole. Ma se la posta in gioco è la cancellazione o meno della gara stessa, è difficile avere il tempo anche di seguire l’aspetto pubblicità per avere un maggiore numero di spettatori.

(da Motosprint n.16 - 18/24 aprile 2017)

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