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TRIALISTI, GRANDI CHIACCHERONI

Ma non prima o dopo la gara: durante!

Spesso i piloti, che esaminano a piedi la zona, confabulano tra di loro per scambiarsi opinioni sul modo di affrontare l'ostacolo. Più questo è duro, difficile, quasi impossibile, e più vengono messe da parte le rivalità, le barriere imposte dall'appartenere a team diversi, a correre per Case differenti. In quel momento c'è un unico nemico comune: quel pietrone che si ha di fronte. Li provoca! Ci sono due bandierine che li organizzatori hanno messo per segnare una “porta”. Significa che i piloti devono passare in mezzo senza buttarle giù. Quindi qualcuno ha pensato sia possibile superarlo, Saranno le solite esagerazioni di organizzatori troppo entusiasti? Alle volte queste riflessioni spazientiscono il pubblico. Perchè si chiedono cosa fanno i piloti, o perchè non parte nessuno. Se poi si scende di livello per arrivare ai Trial regionali, quelli popolati da appassionati per i quali il Trial risulta essere giusto un passatempo, una piccola parte della loro vita quotidiana, i discorsi sono anche da salotto. Il tempo per chiacchierare in gara non manca mai.

Oltre all'ispezione della zona, c'è altro spazio quando si attende in coda il proprio turno per entrarci. Di rado si arriva alla zona senza che ci siano altri concorrenti. In questo caso ci si accontenta di due parole col giudice. Dal classico : “sono passati bene?”, all'intrigante: “passano meglio qua o là?”, al viscido “cosa ha fatto pinco pallino?”. Il parlare col giudice è una tecnica usata un po' a tutti i livelli di gara e c'è dietro il timido tentativo di corrompere il suo prossimo giudizio. “Se ci siamo parlati, siamo quasi amici, oserà mica darmi un “5” per la minima fermata (regolamento non stop) ?” è quanto balena nella testa del pilota, soprattutto se di provenienza mediterranea.

Ma torniamo ai discorsi in coda prima di affrontare la zona. Se si tratta di coda numerosa, lo stile è “a ventaglio”, di cui noi italiani siamo orgogliosamente gli inventori ed ora viene comunemente adottata all'estero. Se l'organizzatore ha tenuto conto di questo aspetto, l'ingresso è in piano o in discesa, così chi è in coda può tenere il motore spento ed avanzare dopo ogni pilota che è appena entrato in zona, spingendosi la moto. Qui i discorsi per stemperare la tensione spaziano da particolari tecnici della zona stessa: “la prendi a sinistra?”, “passi da sotto?”, a quelli sempre in tema sulle zone/giudici precedenti: “quello della uno è fuori (scelto l'apostrofo più garbato), mi ha dato un “5” inesistente!”.

E se si rivede un vecchio amico o qualcuno con il quale si condividono anche altre passioni, gli argomenti spaziano a 360 gradi. Non mancano apprezzamenti sul genere femminile tipicamente da bar, facendo attenzione che nella coda non ci sia qualche fanciulla, e purtroppo la maggior parte delle volte non si corre questo pericolo...
Un po' carente il tema Calcio, spesso snobbato da chi ha scelto questa disciplina. Insomma il poveraccio che invece vuole mantenere alta la sua concentrazione solo sulla gara, ovvero la zona che sta per affrontare, trova lungo la strada facili distrazioni. E questo aspetto possiamo affermare è intramontabile, continua ad essere d'attualità. Più forte di tutti i regolamenti, più forte di tutta l'evoluzione delle moto e degli ostacoli. Il trialista è un animale socievole!

(da Motosprint n.29 - 19/25 luglio 2016)

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