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VOGLIO UNA DONNA CON LA GONNA

Bisogna spronare il gentil sesso a partecipare

Non c'è bisogno di sacrificare la famiglia come ironicamente denunciava nella canzone non troppo femminista Roberto Vecchioni, si chiede solo di trovare un po' di tempo libero da dedicare ad uno sport motociclistico che in fondo non necessita di conoscenze motoristiche. Il Trial ha bisogno di voi donne. Vi vogliamo, perché egoisticamente pensiamo anche possa servire a far crescere il nostro sport, che desideriamo diventi pure il vostro. Vi vogliamo usare per far credere che sia veramente accessibile a tutti.
E qui ci scontriamo con un antico doloroso “credo”, purtroppo ancora d'attualità nell'ambiente: “il Trial è uno sport duro, maschio...”. E' vero, ma è già stato dimostrato che esistono donne capaci di mettere in fila tantissimi maschietti, vedi ad esempio la 13 volte campionessa del mondo Laia Sanz, ora “migrata” vero l'Enduro (4 mondiali vinti) o i rally come la nuova Dakar (nona all'ultima). Se si allargasse il bacino delle praticanti, chissà che presto non si possa avere una donna nella massima categoria del Mondiale. Ma ci accontenteremmo in fondo di molto meno.

Finora l'unica leva utilizzata per convincere il gentil sesso a provare è il tramite di qualcuno già impegnato in questa specialità. Secondo una valida convinzione che se a praticare il Trial non è il singolo ma una coppia, si riesce a conciliare meglio il tempo libero a disposizione. Quante volte la passione non condivisa in famiglia ha creato fratture a lungo andare o scomodi compromessi? Molto più semplice sarebbe poter praticare insieme uno stesso sport. Tuttavia non ci sono stati riscontri di questo tipo in Italia.
In altre culture, ad esempio nel nord Europa, forse una maggior emancipazione ha portato le ragazze ad avvicinarsi al Trial per loro libera scelta, senza alcuna pressione di genitori o fidanzati. Naturalmente perché ciò accada serve innanzitutto fare in modo che il Trial sia più conosciuto. Poi si devono creare occasioni per permettere di fare una prova, con moto messe a disposizione dalle Case e tanto di istruttori. Quindi ci devono essere delle scuole dove si possa affittare moto ed abbigliamento. Si sono già fatte tutte queste cose, ma in altri tempi, quelli dove le informazioni viaggiavano molto, molto più piano. Vale la pena ritentare!
Nelle prime righe, abbiamo anche scritto che per praticare il Trial non è richiesto avere conoscenze motoristiche. Infatti a chi prova viene insegnato come spostare il corpo in piedi sulle pedane della moto, curvando piegando la moto in mezzo alle gambe e spostando il peso all'esterno quasi perpendicolare all'asse della moto. Tutto con la stessa marcia, Senza dover imparare a cambiare. E si va talmente adagio che anche se si cade è molto difficile farsi male.
Al massimo qualche livido o abrasione per aver toccato la marmitta, ma pensate che emozione poter rispondere a chi vi chiederà lumi, quando esporrete le vostre belle gambe indossando una minigonna: “Ho fatto Trial!”

(da Motosprint n.30 - 26 luglio / 01 agosto 2016)

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Sara Trentini, la nostra numero uno nazionale, in moto e ...con la gonna

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