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CHI SI FERMA E' PERDUTO

Continua il braccio di ferro sul no-stop

Il regolamento del Trial si è sempre ben prestato a tante, troppe variazioni sul tema. Se tutti concordano che fare Trial significa superare con eleganza ostacoli di diversa natura che si trovano nelle cosiddette zone controllate, sul come giudicare chi è stato più o meno elegante, non si ci sono mai state le idee chiare. I primi Trial in Italia avevano un sistema di rilevazione delle penalità molto complicato. Poi si è passati al più semplice che prevede solo 4 punteggi: “0” se il pilota non appoggia alcuna parte del corpo a terra o contro un ostacolo da cui ne scaturisca un vantaggio; “1” se gli capita di farlo una volta; “2” se due volte; “3” se oltre le due volte; “5”se cade, spegne la moto, indietreggia col piede a terra. Nella classifica il vincente è quello che fa meno punti. Da questa base, attualmente la più diffusa nel mondo, si è poi aggiunto il “5”, se ci si ferma, ma solo nel regolamento del Mondiale dell'Europeo ed in quello scelto in Gran Bretagna. Oppure la possibilità di incrociare, di ritentare l'ostacolo anche coi piedi a terra, adottata quest'anno in Italia.

Ma la fantasia dei trialisti non si limita a questo. Nel trofeo mono marca Beta per 3 anni, dal 2012 al 2015, c'era una sorta di no-stop leggero. Se il pilota non si fermava otteneva un bonus di 1 punto, cioè al punteggio fatto in zona si sottraeva uno, arrivando al negativo “-1” in caso di percorso netto (a zero). Leggero perché in gioco c'era solo un punto e non cinque, ma sempre di no-stop si trattava, non come si voleva far credere potesse essere una libera scelta del pilota. Chi avesse voluto non usare la tecnica no stop, avrebbe regalato preziosi punti a chi invece la usava.
Altre fantasie sono venute al francese Bernard Estripeau con l'Open Free ed al neozelandese John Ravenscroft con il Gated Moto Trial. Entrambi i sistemi attribuiscono punti in base ai passaggi tra le porte (gates) rappresentate da due frecce piantate bel terreno, che a seconda del colore danno un punteggio crescente in base alla difficoltà contenute fra di esse. Poi nel primo caso si sommano a punti riformulati per le classiche 4 situazioni: percorso netto, uno, due, tre, cinque. Nell'altro invece si sottraggono. Qui vince chi fa più punti. Il grosso vantaggio è avere una classifica unica, ma pensate ai poveri giudici, che lavorone tocca a loro. In Francia ha goduto per qualche anno di un proprio campionato. In Nuova Zelanda è anch'esso a livello nazionale, ma parliamo di un numero di piloti molto basso.

Una notizia dell'ultima ora è poi che nella tradizionale isola britannica si sta pensando di virare verso lo stop. Il giorno dopo la prova di campionato inglese di Scarborough, 13 piloti hanno corso in un gara chiamata Supertrial. Zone tutte concentrate in un area ristretta con qualificazioni, semifinale e finale. Stile indoor, comodo per il pubblico, ma quel che conta è che per l'occasione è stato abbandonato il no-stop ed il pubblico lo ha apprezzato molto. Sarebbe un'onta gravissima per la FIM perdere un'altra nazione, proprio quella il cui vivaio sembrava scaturisse dal poter contare sullo stesso regolamento in patria ed al Mondiale. Ma come sapete attraverso la voce di Thierry Michaud, Case e Federazione non intendono mollare. Il braccio di ferro continua.

(da Motosprint n.33 - 16/22 agosto 2016)

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