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LA VITA NON GUARDA INDIETRO

Il mondo cambia e lo sport deve adeguarsi

Ho seguito le vicende del mondo dell'Enduro leggendo in altre parti della rivista le posizioni divergenti dei personaggi coinvolti, in particolare sul raggruppamento delle classi che ha fatto sorgere una sorta di rivoluzione fra gli appassionati. Non sono competente per pronunciarmi in merito. Mi ha però colpito una lettera di un lettore che ha tirato in ballo il Trial nel difendere la sua posizione, contraria ad ogni forma di innovazione e sofisticazione della specialità. La sua locuzione: “....sarà ridotto al livello del Trial!” mi ha fatto pensare fosse necessario un intervento chiarificatore.
Premetto che sono fermamente convinto che sia difficile tracciare un parallelo: le due specialità hanno in comune solo che vengono praticate principalmente su terreni fuoristrada. E ci sono appassionati di entrambe. Se il Trial ha lamentato e continua a lamentare un minore interesse, non è riconducibile ad un'unica causa.

Innanzitutto, se si parte dall'apice ottenuto negli anni '80, il primissimo motivo di flessione è stato il divieto di circolare liberamente sui sentieri e mulattiere. Si è passati da tutto a niente, o quasi. La legislazione, ancora oggi, non tutela adeguatamente i diritti del fuoristradista in genere, per quanto in molti luoghi di pratica si sia giunti a ragionevoli compromessi che ne prevengono un'estinzione completa.
Le gare mondiali hanno puntato su un formato più fruibile per agevolare l'accesso del pubblico. Non più lunghi e duri “trasferimenti” fra una sezione e l'altra che un tempo rappresentavano anche una componente fisica che influiva sul comportamento nelle zone controllate. Queste ultime scelte con ostacoli, anche artificiali, stile indoor, sono state nel limite del possibile raggruppate in luoghi accessibili. In un certo senso si è venuti meno alle esigenze dei concorrenti, ma si è guadagnato in presenza di spettatori.

L'evoluzione tecnica, inarrestabile, dei mezzi ha portato a moto sempre più sofisticate e specialistiche, ma anche al superamento di ostacoli nel passato improponibili. Contemporaneamente, anche il mondo stesso, si è evoluto verso confini sconosciuti. La tecnologia ha portato cambiamenti radicali nei sogni e desideri dei giovani: nuove frontiere di “fashion” dove la moto, figuriamoci quella da Trial, non ha più un posto di rilievo. E l'errore che hanno commesso e che continuano a fare coloro che insistono sul regolamento non-stop è proprio questo. Credono di riportare indietro di anni il Trial, come se non fosse parte di una società profondamente cambiata. Giusto o sbagliato che siano i nuovi valori, non è mai possibile tornare indietro. La capacità è nel intercalarsi e nel riproporsi al nuovo mondo, mantenendo per quanto possibile la propria identità.
In altre parole, tornando al Trial, ben vengano gli indoor, gli urban trial e la gare in spazi ristretti, pensate per il pubblico, senza però dimenticarsi gli altri tipi di competizioni, quelle che, come la Tre Giorni della Valtellina attirano ancora 350 partecipanti.

(da Motosprint n.36 - 06/12 settembre 2016)

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