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UNA RIVOLUZIONE E MILLE DUBBI

Il Promoter Miller: stop all'alternanza delle sedi

Sempre d'attualità il confine fra dilettantismo e professionismo, fra volontari e stipendiati. Alle volte si pensa soltanto che il dilettantismo sia un passaggio obbligato verso il professionismo oppure che i volontari un giorno possano venir pagati per i servizi che rendono. Ma non è vero. Non non è vero. Non tutti ambiscono a questa crescita. Il Trial, negli ultimi anni, è stato considerato dalla FIM alla stregua degli altri sport motoristici di ben altro spessore. Con risultati catastrofici. E' come rinforzare il tetto di un edificio, senza curarsi delle fondamenta.
Al sabato sera del week-end dell'acclamata prova mondiale disputata in Italia, in una sala del Comune di Chiampo, la FIM ha ufficializzato quanto già si vociferava da mesi: nel 2017 torna il promoter e sarà l'inglese Jake Miller, noto come attuale gestore della comunicazione.
Nulla di male, anzi se qualcuno dovrà andare alla ricerca degli sponsor, farà di tutto per presentare alle aziende un bel modello per illustrare questa specialità. Ed immancabilmente Miller dovrà subito lavorare per aumentarne la visibilità.

Tuttavia nella sua presentazione qualcosa ha subito destato preoccupazione. Per evitare di sciupare l'elevato potenziale delle prove del campionato del mondo, la scelta delle località verrà fatta con la massima attenzione. Giusto, giustissimo, ma le assegnazioni saranno su base pluriennale (due o tre stagioni, per intendersi), in modo che chi ha organizzato potrà ancora migliorarsi facendo tesoro degli eventuali errori commessi. Nulla da eccepire dal punto di vista imprenditoriale.

Peccato, però, che i Moto Club dal mondo del Trial siano ben lontani da essere equiparati a imprese. Finora, in Italia, l'assegnazione della prova prevedeva un criterio di rotazione, non solo meritocratica ma anche geografica, in modo da non penalizzare alcun appassionato.
Nessun Moto Club, quindi, godeva di privilegi particolari. Chi si dava da fare e riusciva a portare a termine egregiamente altre tipologie di gare minori e proponeva un percorso particolarmente valido - abbinato alle dovute strutture alberghiere - poteva in teoria concorrere a tale desiderato traguardo.
Ora che l'attesa sarà molto più lunga c'è il rischio di creare una spaccatura fra il club "eletto" e gli altri. Senza contare che lo sforzo per organizzare una prova mondiale, ad esempio come quest'ultima in Veneto (con 10000 spettatori), comporta un coinvolgimento di tantissime persone, tutte volontarie, parecchie delle quali al di fuori dal mondo del Trial. Tutte motivate e disponibili per l'evento una tantum, ma se il determinato evento si dovesse ripetere per tre anni di fila?

(da Motosprint n.37 - 13/19 settembre 2016)

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