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QUESTO SPORT E' TERAPEUTICO

Più volte il Trial ha aiutato i ragazzi disabili o in situazioni di emarginità

Di recente è apparsa in televisione ed è stata riportata su Sette, settimanale del Corriere della Sera, la storia di un ragazzino autistico che ha pronunciato la prime parole scottandosi con la marmitta di una moto da Trial. Si tratta del tredicenne trentino Michele Oberburger. Circa 4 anni fa il padre Roberto, consigliato da amici dell'ambiente, lo ha accompagnato nella struttura permanente di Pietramurata per fare una prova. E' stato subito amore a prima vista. Con piccoli progressi, Michele ha iniziato con una moto elettrica, per poi passare ad un 80cc con motore a scoppio e le marce. Dosare il gas, tirare la frizione non sono cose naturali per un bambino autistico, ma la passione che si è scatenata in lui gli ha dato la forza necessaria. L'anno scorso ha corso con regolare licenza con un 125cc nel Trofeo Beta ed al Regionale Veneto. Il padre lo segue e sa come incoraggiarlo e consigliarlo nelle zone e nel trasferimento.

Non è la prima volta che il Trial si rivela uno strumento di riabilitazione. Se n'era servito, con esiti positivi, anche il professore norvegese Anders Minken, oggi presidente della Commissione Trial della FIM Europe. Negli anni '80 aveva coinvolto in un progetto sperimentale alcuni “ragazzi di strada” della sua nazione, la quale era all'avanguardia per il recupero piuttosto che la punizione dei cattivi soggetti. Presso una comunità che ospitava ex-tossici e ex alcoolisti di giovane età il professore norvegese aveva insegnato ai suoi pazienti come muovere i primi passi su una moto da Trial. Partendo dal presupposto che la moto faceva sempre gola fra gli adolescenti - altri tempi - e che tra quei ragazzi ben pochi avrebbero potuto permettersela, immaginatevi quanto il corso sia stato subito gradito.

Perchè la scelta del Trial? Perchè presenta pochi pericoli, permette di porsi piccoli traguardi, e poi raggiungerli. L'abilità dell'istruttore di quei ragazzi era proprio fare in modo che tutti bene o male, partendo da zero, potessero notare dei miglioramenti ed aumentare l'autostima. Per Minken era importante farli sentire capaci di raggiungere: in questo caso superare un piccolo scalino con due movimenti di gas e di gambe. Minken ricevette elogi dalle istituzioni del suo Paese ed il suo metodo fu utilizzato per diverso tempo. Che sia chiaro, non stiamo paragonando il ragazzo autistico ai delinquenti della società scandinava, qui c'è solo un denominatore comune chiamato Trial, come strumento di inserimento o re-inserimento nella società.

(da Motosprint n.11 - 14/20 marzo 2017)

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