SI PUO' ANCHE FARE MEGLIO
L'Italia brilla nelle categorie minori ma resta a digiuno nella TrialGP
“Lui è peggio di me”: il titolo di un film con Renato Pozzetto ed Adriano Celentano ispira un sentimento. Quante volte ci è capitato di consolarci guardando verso il basso? Stiamo parlando di Trial, anche se parafrasando, senza voler filosofeggiare, la metafora calza benissimo anche nella vita reale.
Da tifosi italiani, osservando i risultati della prima del Mondiale possiamo sicuramente vedere un bicchiere mezzo pieno, visto che sono arrivati due podi, e che il nostro numero uno ha chiuso ad un soffio dal sesto posto. I nostri rivali atavici al Trial delle Nazioni, i cugini transalpini, sono andati molto peggio. I tre piloti della TrialGP hanno occupato le ultime due posizioni (Ferrer e Gubian), più un modesto 14-esimo posto per l’emergente Bincaz. L’unica eccezione il quattordicenne Defreese a podio nella Trial125: un bel risultato a quell’età, per un gioiellino da coccolare.
Ma vedere anche il bicchiere mezzo vuoto, può essere uno sprone a far meglio. Nella categoria Top, la TrialGP, non si sale sul podio dai tempi magici della coppia Bosis-Miglio, tempi in cui anche le Case Aprilia e Fantic aiutavano a ufficializzare la lingua italiana nel paddock.
La supremazia spagnola e britannica che ha caratterizzato l'ultimo ventennio, con la sola eccezione del giapponese-catalano Fujinami, è destinata a continuare, perché anche nelle categorie minori - dove riusciamo a lottare per il podio intendiamoci - Spagna e Gran Bretagna vantano più della metà dei piloti iscritti. L'Italia ne schiera sei in totale, di cui 4 portati dalla Federazione, un ufficiale Gas Gas ed un ultimo “privato” con il team messo in piedi dal padre.
Vuoi vedere che è tutta una questione di soldi? Se si chiede in giro, si sente spesso parlare di costi proibitivi di licenza internazionale, di spese di trasferte, di ricambi, di minder, ecc. Eppure un amico svizzero è riuscito per il quinto anno consecutivo a costituire un team che sarà presente a tutto il mondiale. Era partito da un solo pilota ed ora ne assiste ben tre, con lo svedese Eddie Karlsson, addirittura nella TrialGP.
Noi siamo convinti che più del vile denaro ci sia una forma mentale. Una mancanza di ambizioni internazionali. Una paura di confrontarsi con altri giovani di altre nazioni, solo per il timore di non figurare ai primi posti.
Perché oggi se non si è sul podio, nessuno ti considera, nè ti fotografa. Cosa importa all'esperienza che si può acquisire per poi realmente crescere. Investire sul domani non interessa. Meglio l'uovo oggi. Ma ne siamo così certi?
(da Motosprint n.21 - 23/29 maggio 2017)