DE COUBERTIN, CHI ERA COSTUI?
Il presente della specialità dice che non si corre più per puro gusto
Recentemente a Montecrestese (VB) nel nord Piemonte, in occasione di una gara del campionato Trial d'Epoca, si è voluto ricordare un grande campione del passato, scomparso prematuramente ad inizio anno, Ettore Baldini. Proprio per rivivere tutti insieme gli anni d'oro del Trial Italiano, si sono visti molti personaggi dell'epoca, alcuni in moto, altri solo a presenziare.
Ma perchè diranno i giovani siamo sempre soliti indicare quei tempi come i migliori?
Esiste un gruppo su Facebook che si chiama “Trialisti e figli di trialisti anni '70”. Vanta un discreto numero di iscritti e normalmente i post contengono immagini e curiosità dell'epoca. Uno di questi post mi ha dato lo spunto per questa riflessione. Si tratta di un articolo comparso sul una rivista del settore nel 1975, anno del primo campionato italiano, che riporta la cronaca di una gara disputata a Givoletto, piccolo comune vicino a Torino. I protagonisti sono proprio gli attori del “Memorial Baldini” di Montecrestese. Da Giovanni Tosco, vincitore e futuro primo campione italiano, ad Albino Teobaldi, oggi nostro coordinatore Trial in Federazione, e Fulvio Adamoli, ancora in attività, il compianto Ettore stesso. Si legge che i piloti al via erano 120. La categoria era una sola. Ed è questo il nostro punto.
Fatta eccezione per i sopra nominati piloti e qualche altro che speriamo non si offenda per la mancata citazione, a nessun altro partecipante si sarebbe prospettato raggiungere il podio, e magari neanche la zona punti, riservata allora ai primi 10. Perchè dunque insistevano a correre? Perché la sfida del Trial è innanzitutto con se stessi. Confrontarsi con i migliori poteva dare uno stimolo in più. Ma tante volte la competizione si faceva lo stesso tra amici , senza bisogno di un riconoscimento ufficiale. Questo si è decisamente perso. Si sente dire da chi deve organizzare le il Campionato Regionale che se non si frazionano le categorie, si perdono dei licenziati. L'esempio più eclatante arriva dai piloti Juniores, categorie con due o addirittura un solo pilota.
E' vero che il mondo è cambiato, oggi c'è solo spazio per i vincenti e lo spirito decubertiano è morto e sepolto. Eppure la classica delle classiche sopravvive: alla Sei Giorni di Scozia si va per partecipare e basta. E fine anni 80 in Italia c'era il Supertrial. Una gara con zone uguali per tutti, che valorizzava anche lo spirito di squadra. Il primo pilota di ogni categoria (Junior, Cadetti e Gentlemen, oggi diremo TR2,TR3 e TR4) nell'ambito del proprio motoclub contribuiva al punteggio del team. E se si riprovasse qualcosa di simile?
(da Motosprint n.32 - 08/14 agosto 2017)