IL PUBBLICO? E' SUI SOCIAL
Sempre più "like" ai video dei campioni ma meno spettatori sui campi di gara
Continua a calare il pubblico nelle prove mondiali di Trial, nonostante i tentativi di ringiovanimento della formula, con l’introduzione della qualifica, ora sdoppiata con la Q1 che determina l’ordine per la decisiva Q2. E nel Campionato Italiano è la stessa solfa. Intorno alle zone gli spettatori sono per lo più i parenti dei piloti, con qualche rara eccezione in cui viene coinvolto qualche curioso di passaggio.
Eppure, per fortuna, i praticanti ci sono: le Mulatrial in Italia lo testimoniano, come anche il numero di concorrenti nelle gare. Tra federazione ed enti di promozione siamo più o meno sugli standard degli ultimi anni.
Come mai, dunque, vedere all'opera i campioni non interessa più? Non è il trial mondiale che perde di interesse, è soltanto frutto di un cambiamento epocale. Nei nostri giorni un Toni Bou lo si vede in tutte le salse nei video presenti sui social o su Youtube. Gare, allenamenti, e, perchè no, anche interviste per quei pochi che non hanno perso la disposizione ad ascoltare. Se i campioni del passato - come un Yrio Vesterinen, o Eddy Lejeune - si potevano ammirare soltanto in occasione della prova mondiale del proprio Paese, i top rider di oggi, oseremo dire, ci entrano in casa!
Non passa giorno senza che non postino qualche clip di un allenamento. Gli smartphone servono proprio per immortalare ogni minima cosa e postarla in diretta sui social: tutto il mondo deve sapere! Tanto il campione che va ad allenarsi non ci vai mai da solo. Il suo minder lo deve stimolare a provare qualcosa di difficile, di quasi impossibile, qualcosa che trasformi gli ostacoli in gara in una passeggiata . Nulla vieta, quindi, che quando il pilota sia riuscito a superare con sicurezza un grosso masso o stia saltellando fra una pietra e l'altra su una ruota sola, l'amico si tolga l'abito del minder ed indossi quello del cameraman.
Eppure qualcuno non la pensa così. Ci sono ancora in giro tanti appassionati che usano poco la “rete” e preferiscono la visione reale, pronti al sacrificio di affrontare anche lunghe distanze pur di applaudire dal vivo i propri paladini. A questi chiediamo di mantenere la loro linea ed anche di fare opera di proselitismo per risvegliare in tutti i Trial-dipendenti quella voglia di affollare le gare importanti.
Può essere che il termometro per misurare l'attrazione di un evento si sia spostato dai biglietti venduti ai “like” , ma è così triste scattare delle foto senza quelle cornici di pubblico che caratterizzavano un non più recente passato!
(da Motosprint n.26 - 26 giugno/02 luglio 2018)
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