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NON E' UN PAESE PER TRIALISTI

La specialità non sfonda negli States, per ragioni logistiche e culturali

L'America ci trasmette sempre quell'idea di grandezza, di immensità. Gli americani – termine con cui indichiamo gli statunitensi hanno sempre avito campioni in tutte le specialità sportive, ma il Trial rappresenta un'eccezione. Dopo Bernie Schreiber, il californiano che vinse il mondiale nel 1979, nessun altro yankee ha tentato di emularlo, se si esclude un timido tentativo di Pat Smage, una decina di anni fa, nella categoria Junior, oggi Trial2. Pronosticato troppo precocemente come l'erede di Schreiber, dopo le prime gare, che non incontrarono le sue aspettative, ritornò a correre solamente in patria.

La stessa “casta” spagnola scoraggia le nuove generazioni. Gli aspiranti vedono i filmati in rete, provano a replicare i numeri, ma da soli difficilmente riescono a progredire. I genitori di eventuali giovani promesse dovrebbero “investire” per mandarli ad imparare la tecnica nella terra dei campioni, ma per avere quale carriera ? Di piloti professionisti che campano solo di Trial ce ne sono veramente pochi e chi guadagna è sempre e soltanto il numero uno.
Pertanto il Trial nel Nord America resta sport di nicchia. Le distanze impongono di raggruppare ogni evento in due o tre giorni di gara: c'è pure chi spedisce la moto in una cassa, prende un volo, noleggia un “van” per essere presente. I piloti sono anche meccanici, un po' fai da te, con quell'arte di arrangiarsi di chi deve sopperire a scomodità logistiche.
Nelle gare nazionali i livelli sono tre. In quello più basso le categorie sono divise in base all'età a gruppi di 5 anni, dai 30 agli Over 65. Zone uguali come difficoltà ma classifiche separate tra fasce d'età. Il regolamento è quello che permette lo stop e punisce solo l'arretramento, con il tempo limite di 90 secondi per zona. Gli ostacoli sono spesso esagerati, vuoi perchè il Trial viene concepito come salire su enormi massi o saltare tra essi, con più proseliti dove il terreno secco lo permette, tipo California, Texas, Tennessee e Florida.

Non è difficile, allora, capire come mai nella dimensione americana il Trial non abbia mai sfondato. Lo spettacolo piace ma il pubblico lo deve vedere comodamente, magari sgranocchiando pop-corn e bevendo Coca Cola. Correre fra una zona e l'altra per poi assieparsi in seconda o terza fila rischiando di non godersi le gesta atletiche dei protagonisti, non è una prospettiva allettante.
Nulla di nuovo, si parla dello storico limite del Trial, uno sport fatto più per chi lo pratica che per chi lo guarda.

(da Motosprint n.28 - 10/16 luglio 2018)

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Unica americana in diverse gare del mondiale, dal North Caroline, Madeleine Hoover

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