Ispirarsi alla Trial League di Tarres per valorizzare le grandi classiche
Sta riscuotendo successo l’Endurance tra gli appassionati di competizioni dei super bolidi da pista e audacemente mi un parallelo con il Trial. Questo mondo è sempre stato “’Endurance”:tutte le gare di un tempo, Mondiali compresi, duravano 6-7 ore, con tutte le implicazioni del caso. Gare nate per chi le faceva più che per chi le andava a vedere.
Il Mondiale interessa sempre meno: poco pubblico, ambiente teso, regolamento “no stop” sbagliato. Un certo Jordi Tarres – sette titoli mondiali ed proprietario di un’azienda che produce moto da Trial altamente competitive - ha provato a proporre un progetto molto interessante: la Trial League.
Un campionato che prende in considerazione le “classiche”. Gare che già esistono e che possono disputare tutti. I campioni si possono ammirare mentre stai correndo, tanto per intenderci e magari chiacchieri con loro mentre sei in coda alla zona.
Un tempo da noi esisteva il Trofeo Trial Marathon, durato soltanto cinque anni, che metteva insieme piloti di tutte le categorie. Ancora oggi a diverse classiche francesi prendono il via piloti della categoria TR1, ma questi sempre solo perché invitati dall’organizzatore, oppure vecchi campioni con ancora tanta nostalgia delle competizioni. Si è da poco disputata la 17° edizione della Due Giorni di Arinsal nel principato di Andorra, una gara con 300 partecipanti e 200 al seguito. Doug Lampkin ha vinto la categoria nera, la più difficile, Tarres la rossa, quella immediatamente sotto. Poi vi erano la blu, la verde e la gialla.
Se chi organizza queste gare ne fa l’iscrizione al calendario europeo, non serve una licenza internazionale per parteciparvi, basta il nulla osta della propria Federazione, che in Italia viene rilasciato gratuitamente.
Sappiamo come non sia facile scegliere le classiche per il campionato e le regole adottare, ma varrebbe sicuramente la pena di tentare. Nella selezione si dovrà tenere conto, ma in genere lo fanno tutti, di chi traccia qualche zona vicino alla partenza o gruppi di zone insieme per facilitare l’eventuale pubblico. E qui non ci sarebbe bisogno del regolamento “no stop” per rendere il Trial più accessibile. Chi guarda vede anche i piloti scarsi e può trarre le sue conclusioni ed eventualmente provare a fare meglio di loro.
Come coesistono Endurance e mondiale MotoGp, così come mondiale Enduro e WESS, non potrebbe esserci e un mondiale TrialGp e … qualcos’altro?
(da Motosprint n.35 - 28 agosto/03 settembre 2018 )