..............................

RITORNO AL FUTURO

L'idea del campionato internazionale di gare classiche sa di innovazione

Ferve nell’ambiente l’idea di un campionato internazionale che conteggi  le gare “classiche” del Trial tradizionale. È tutto allo stato embrionale e abbastanza segreto, ma le indiscrezioni conducono al sette volte iridato Jordi Tarres, co-proprietario della TRS, marca spagnola con cui corre Adam Raga. 
È sensazionale la volontà di valorizzare un certo tipo di Trial con il progetto battezzato “Trial League”. Il bello è che si tratta di un campionato che non ha bisogno di ulteriori spazi in un calendario già saturo: si parla di otto classiche – ma per partire bastano anche meno – già normalmente disputate tutti gli anni e in periodi ben fissi. 

Per classiche si intendono quelle gare di almeno due giorni, spesso con trasferimenti molto lunghi e un numero di zone variabile da 25 a 30 per giornata. Una formula in contrasto con le gare dei nostri tempi, con zone da 10 a 15, ripetute 2-3 volte e trasferimenti brevi. Un fenomeno in involuzione da noi: resistono soltanto le Due Giorni della Brianza e della Valtellina a cui si può aggiungere la Due Giorni di Folgaria, più orientata al Vintage.
  Ai tempi del Trofeo Marathon, fortemente voluto da Giulio Mauri – che collaborava con la nostra testata prima di presiedere il Comitato Trial Nazionale – c’era anche la Due Giorni della Val Pellice. Poi i costi e gli sforzi organizzativi hanno portato alla chiusura, quando il successore di Mauri, Albino Teobaldi, ha azzerato i contributi federali per il Marathon. In Francia invece esiste un campionato le cui prove attirano 200-250 piloti per evento, aperte a tutte le classi, quindi l’amatore può correre a fianco del top rider.

  In questa “League” l’idea è inglobare alcune fra le più famose classiche, francesi e spagnole, non escludendo però la Brianza, visto che si corre a fine febbraio o inizio marzo, quando non c’è pericolo di concomitanze. E il regolamento da adottare (non stop o differente) è a discrezione dell’organizzatore della gara: molto formativo e impegnativo per il concorrente che deve saper guidare in barba al regolamento. E anche “conservativo”, per non modificare caratteristiche innate in queste classiche.  Libertà e mantenimento di vecchie abitudini considerate superate nel Mondiale, in cui si chiede più rigore, troppo a detta di molti per uno sport senza i numeri per decollare nel professionismo. Le basi per queste “serie” sono valide, attendiamo il pensiero e l’eventuale appoggio delle Case. 

(da Motosprint n.4 - 23/29 gennaio 2018)

------------------------------------------------------------------------------------------

------------------------------------------------------------------------------------------