LE DUE RUOTE O IL PALLONE?
Perdere i giovani praticanti in favore del calcio è un delitto da evitare
Un tempo si chiamava Mini Trial, oggi campionato Juniores, la fucina dalla quale potrebbero nascere i futuri campioni. Ma siamo proprio sicuri di aver operato le scelte giuste per non perderli per strada? Il dubbio lo sta sollevando una persona più che competente in questo campo, l’istruttore piemontese, direttore dell’omonima scuola, Andrea Buschi, un ex- pilota di discreto livello, perfino campione Europeo fra gli “over 40” nel 2011.
Lo spunto per discutere arriva dall’esempio del Calcio. Sappiamo benissimo che buona parte di voi lettori non simpatizza per questo sport di massa, ma concedeteci alcuni parallelismi che sono comuni a tutti le discipline sportive. La Nazionale belga, che non ha mai vantato una grande tradizione calcistica, è arrivata terza ai recenti mondiali in Russia. Nel 2000 non si era neppure qualificata. In questi diciotto anni è stato premiante il lavoro duro svolto sui giovanissimi con alcune regole ferree, più che mai estendibili nella nostra specialità, come Buschi aveva già a suo tempo espresso nel suo blog.
Partiamo dal coinvolgimento dei genitori. Impossibile evitarlo nel Trial, almeno in quello amatoriale, perché se poi il piccolo cresce ed entra a far parte di un team, il coach può e deve farne le veci. Il genitore ha dunque la maggiore responsabilità. E' sbagliato mettere pressione al proprio figlio o dargli consigli in continuazione. Deve innanzitutto divertirsi e iniziare a prendere in autonomia le decisioni. Sbaglierà se la traiettoria in zona non era quella ideale, è sarà anche opportuno non criticarlo ma incoraggiarlo a fare tesoro di quell’errore. Il rispetto per gli avversari e per i giudici sono punti imprescindibili. Si possono controbattere le decisioni ma sempre in modo educato e pacato. Quando poi si tratta di giovanissimi, è molto importante incitare il proprio figlio come tutti gli altri, evitando di confrontarlo con i medesimi.
Ma la ciliegina sulla torta è : nessuna classifica fino a 14 anni! Devono imparare a correre per il gusto di farlo, senza l’assillo di vincere, del podio, della coppa. Esattamente il contrario di quanto avviene ora da noi, dove sono state create molteplici categorie, dove si premiano con tanto di podio, classi con due concorrenti, dove si contribuisce ad esaltare e denigrare prestazioni di bambini, già carichi di stress e di responsabilità.
Se li vogliamo premiare, lo dobbiamo fare con qualcosa di simbolico, uguale per tutti. Non creiamo divi che non appena devono “passare” di categoria e non riescono più a essere premiati, smettono e … vanno a giocare a Calcio!
(da Motosprint n.46 - 13/19 novembre 2018)
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