La specialità ha pianto la scomparsa di Karlsson, campione di un mondiale che fu
Pochi giorni fa ci ha lasciato un altro campione del mondo di Trial. Dopo Martin Lampkin è toccato allo svedese Ulf Karlsson, iridato nel 1980, stroncato da un male incurabile all’età di 65 anni. Chi segue il Trial d'epoca conoscerà sicuramente la serie limitata di Cota 247 con le fasce color oro in cui si legge “Ulf Karlsson Replica”.
Lo svedese, tra i migliori specialisti della fine anni 70, era un mostro di continuità. Nell’anno del suo unico titolo , fu anche un po’ agevolato da disgrazie altrui. Nel 1980 la crisi della Bultaco condizionò i piloti ufficiali, costretti a cercarsi a metà stagione un'altra “sistemazione”. Si trattava comunque di tempi d’oro per il Trial , con una partecipazione massiccia di iCase italiane, capaci anche di vincere il Mondiale.
Era un periodo di progressione tecnica e nella tecnica di guida. Il pubblico assiepava le prove mondiali e poco importava se il beniamino acclamato non era nostrano. Piaceva chi “guidava” con più stile e spregiudicatezza. Meglio se poi sorrideva e distribuiva autografi nel paddock, come il californiano Bernie Schreiber. Iridato l'anno prima, portò le prime grosse novità all’approccio trialistico tradizionale: gas aperto, ruota davanti spesso impennata, grandi movimenti del corpo. Irriverente nell'abbigliamento : correva il mondiale senza guanti e con maglietta senza manica e tuta da ginnastica con sotto delle ginocchiere, solo allora era possibile...
Alla prova francese di Saint Chistophe , che rappresentava il giro di boa del campionato, la svolta. Fino allora la classifica provvisoria lasciava aperte più possibilità. In testa si trovava Karlson, che pur avendo vinto solo la prima gara in Irlanda, poteva contare su 59 punti contro i 51 del californiano, due volte vincitore. Ma nella seconda parte del campionato, lo statunitense avrebbe dovuto ricominciare da zero con una nuova marca. L’imprenditore bolognese, nonché ex-pilota Ducati, Leopoldo Tartarini, all’epoca importatore della Casa spagnola, aveva fondato l’Italjet e presentato un prototipo di 50cc al salone di Milano precedente. Si trovò subito un accordo. In un battibaleno, su un motore Ducati regolarità con forti influenze Bultaco, nacque la 350T e venne subito sottoposta ai test di Schreiber.
Alla prova d’esordio a Fully in Svizzera, Schreiber, come tantissimi altri piloti di grido, fu vittima di un tempo di gara molto “tirato”, e finì fuori tempo massimo. Ancora zero punti a Kiefersfelden, in Germania, alla prova successiva: per problemi all’accensione finì undicesimo! Con un Karlson invece due volte sul podio (un secondo ed un terzo posto) , la corsa al titolo diventò solo più una chimera. A nulla valsero le 4 vittorie di Bernie nelle altrettante ultime 4 gare , quando l’Italjet era ormai diventata affidabile e competitiva. Karlson con un terzo posto, due piazze d’onore ed un sesto, regalò alla Montesa il primo alloro mondiale.