Onori e oneri di una gara perfetta: come gestire paura e concentrazione
Sentirsi Toni Bou per un giorno! Fatte le dovute proporzioni ho voluto toccare da vicino cosa significhi soffrire la pressione che subiscono i campioni. Riuscire a completare senza una penalità una gara di due giorni e 38 zone totali, non mi era mai capitato. Ci sono soltanto voluti 43 anni di attività agonistica per raggiungere questo traguardo, che sarà mai?
Mi è accaduto correndo nella categoria più facile del Lastours Trial Classic, prima gara del campionato francese di Trial d'Epoca, disputata vicino a Narbonne, due settimane fa.
Non scrivo per sventolarvi la mia impresa, quanto per sottolineare, una volta in più, come il Trial sia altamente educativo per abituare la mente alla concentrazione, che poi è un fattore determinante in tutte le situazioni della vita.
Abbracciando questa specialità, non si sa mai a priori come sarà la gara. Se capita facile, diventa tassativo non sbagliare, pena l'impossibilità del recupero di un errore che altri non commetteranno. Soltanto che non lo puoi sapere fino a quando non le hai fatte tutte le zone: 12 o 15 che siano.
Quando arrivi alla prima, puoi iniziare a farti un'idea. Posi la moto, la percorri a piedi con lo zaino - in cui hai riposto i ferri e le bevande per l'idratazione – e che lascerai dopo la fine della zona, dove c'è il giudice che ti “pinzerà” il punteggio. Poi ti metti in coda e attendi il tuo turno e la mente vaga con i pensieri più strani. Tutto quello che può servire per darti la giusta carica e concentrazione. Alle prime zone c'è ancora stupore e curiosità. Poi uno zero dopo l'altro ti accorgi che puoi lottare per la vittoria e subentra la paura di sbagliare.
E la pressione aumenta se finisci l'intero giro a zero. Siccome i giri sono due; ci si deve ripetere che è la cosa più difficile. Se ci sono zone dove hai sbagliato, nel ripercorrerle potrai migliorarti ma se hai già fatto tutto bene? Era stato per una botta di fortuna?
Non parliamo poi del giorno dopo, se scopri di essere stato l'unico ad aver girato a zero e sei in testa alla classifica. Cominci a temere un tradimento della moto, lo spegnersi dopo una manovra imprecisa.
E dire che per me si trattava di puro divertimento, per il professionista invece è questione soprattutto di lavoro: c'è chi pretende da lui il risultato. La lezione che ho imparato, una volta di più, è apprezzare la capacità dei campioni che sconfiggono tali paure. Bou e Grattarola, quanto siete grandi!