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SUPPORTATI O SOPPORTATI?

Vita sempre più dura per i media sui campi di gara della specialità

Giornalisti del Trial in caduta libera. Se in un tempo ormai lontano chi aveva l'onore e l'onere di redigere un servizio su un evento, godeva di trattamenti speciali perchè dalla sua penna pendeva la promozione o la bocciatura di un lavoro di settimane o mesi, ai giorni nostri dove le notizie si “bruciano” sui social, il giornalista non conta più nulla. Siamo tutti fotografi , tutti riproduttori video, pronti a commentare o esprimere giudizi utilizzando le faccine emoticon.
Non fraintendetemi, non sono affatto un nemico della tecnologia: utilizzo i social network per promuovere la lettura di quello che scrivo e pubblico in altra sede.

Tuttavia non posso che constatare quanto questa libertà di far circolare l'informazione, in mano a chiunque, abbia portato a svilire il lavoro professionale, contribuendo a renderlo superfluo e inutile. Si è trattato di una continua perdita di ruolo, che nel Trial era iniziata una decina di anni fa. Dal diniego di filmare in barba ai tre minuti del Diritto di Cronaca, per poi parlare di quelle sottoscrizioni di contratti con la FIM atte a ottenere il pass permanente (poi abolito) in cui veniva accettato che la medesima potesse in qualunque momento ritirarlo senza giustificarne il motivo. Poi l'istituzione sempre a livello mondiale di un ufficio stampa - controllato FIM - che diramasse comunicati e foto, ha convinto più di una redazione a risparmiare l'inviato sul posto. Il giornalista ficcanaso che avrebbe potuto criticare le decisioni errate - tipo il regolamento no stop - era meglio lasciarlo a casa. . Ma da parte mia, pur sentendomi appena tollerato, ho insistito a presenziare a diverse gare - non più tutte - scattando foto, scrivendo articoli, da pubblicare immediatamente dopo la gara.

La cieca passione mi ha fatto spesso chiudere un occhio a sedi di lavoro fatiscenti, o rapporti difficili con persone con cui interagire, perché poi arrivavano i complimenti per quanto svolto. Ma i tempi cambiano: oggi il “grazie” o le scuse se si sbaglia sono rarità, alla pari delle risposte alle email, dunque certe situazioni non ha senso tollerarle ancora.
Da San Gemini dove non posso parcheggiare nel paddock pur esibendo regolare pettorale stampa e pur essendoci posto, o Vado Ligure in cui devo lavorare su un tavolino di un bar all'ora dell'aperitivo, o Pietramurata costretto a pernottare nell'Hotel vicino alla partenza per godere del Wi-fi o a Monza dove devo condividere la sala stampa con un meeting dove intervengono relatori e pubblico ...

(da Motosprint n. 19 - 07/13 maggio 2019)

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