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SE LA CONOSCI, NON LA EVITI

Massacrante quanto appagante: la Scottish è il simbolo della specialità

Quel piacere che si assapora dopo una fatica, quell'essere riusciti a compiere un'impresa, piccola o grande che sia, che abbia richiesto un grande sforzo, un grande sacrificio, quanti sono ancora disposti a cercare quella sensazione? Spesso il Trialista – parliamo di altri tempi – non veniva compreso dagli atri motociclisti, per quello spirito di abnegazione nel sottoporre se stesso e il mezzo meccanico a ore e ore di percorsi assurdi, sovente in condizioni meteo proibitive. Oggi anche nel Trial, prevale la tesi di scegliere soltanto ciò che dà una soddisfazione immediata, possibilmente con il minimo sforzo. Controcorrente dunque chi ancora va alla Sei Giorni di Scozia.

Parlando di piloti amatoriali, non i primi della classe, una menzione particolare la meritano due italiani che hanno terminato anche quest'anno la Sei Giorni: Paolo Broganelli e Alessandro Merlo. Poco importa il piazzamento, finire la gara è già un'impresa. Complimenti anche a Christian Valeri e Marco Marranci anche loro verso il fondo della classifica, o Davide Coppi, premiato nella “First Class Award”, grazie al 65° posto e al nostro pilota TR1, Filippo Locca, 39°. Ma se per questi ultimi quattro si è trattato di un esordio, a cui non è detto segua una replica, per Broganelli e Merlo non era stata la prima volta. Dunque pur consapevoli della fatica, del livello di zone incattivite nel tempo, non hanno esitato a rimettersi in gioco in questa sfida, con l'unico obiettivo di finire nel tempo utile.
E' una lezione che servirebbe moltissimo per svezzare i giovani in odore di carriera nel Trial. Si impara a usare la propria testa – non sono permessi i minder – , a provvedere personalmente alla manutenzione e a eventuali riparazioni lampo della moto, a gestire il tempo di gara diligentemente, a evitare i “buchi neri” nel trasferimento, zone melmose di fango da cui non si riesce più a uscire con il rischio che acqua e fango entrino nella marmitta e la gara finisca lì.

E' incredibile come a questa classica si diano appuntamento tutti gli anni piloti già ritirati dall'attività agonistica, anche internazionale. Su 400 richieste, il sorteggio beneficia 280 piloti. Sei-sette ore al giorno su un giro anche di 160 km nelle colline scozzesi con 30 zone uguali per tutti.
L'edizione di quest'anno ha visto trionfare James Dabill (Beta) con soli 5 punti nei sei giorni. Due punti in più per il vincitore delle ultime otto edizioni, Dougie Lampkin (Vertigo). In 261 sono arrivati in fondo.

(da Motosprint n. 21 - 21/27 maggio 2019)

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Paolo Broganelli in azione

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