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MINDER PER UN MITO

L'esperienza da “acchiappamoto” per Sembenini, ora nella Hall of Fame

In occasione dell'ultima prova dell'Italiano a Ponte di Legno, sono entrati nella Hall of Fame i fratelli Gino e Piero Sembenini. L'intera famiglia è già stata oggetto di attenzione in questa rubrica per la completa dedizione alle corse.
Nel passato glorioso di Piero c'è stato un momento in cui chi scrive ha avuto un piccolo ruolo: sono stato infatti il suo minder in una prova del Mondiale.

Correva l'anno 1991, Ettelbruck, Lussemburgo, prima gara di un campionato di 12 prove. Come direttore della rivista Trial World, assieme al mio socio fondatore Ennio Piccolotto, decisi di presenziare a questa gara inaugurale. In verità entrambi, a turno, si copriva l'intero mondiale e non soltanto. Giusto per comprendere meglio l'epoca: 67 piloti partecipanti in categoria unica; tre giri di 14 zone; sei ore e mezza di tempo massimo. Nessun limite di tempo per zona. Stop e spostamenti – i primi nella storia del Trial – permessi.
Gino Sembenini - minder di Piero a quel tempo - non riuscì a venire e Piero stava disperatamente cercando qualcuno che lo potesse assistere. L'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela fuggire. Casco e stivali li avevo con me, la moto me l'avrebbero ovviamente data loro.
Piero lo conoscevo appena e quel “lavoro” l'avevo soltanto visto fare, però il fascino di poter entrare con un pettorale - allora era permesso – nelle zone del Mondiale, non mi fece riflettere troppo: la risposta fu un sì incondizionato.
Le zone erano più modeste e soltanto in alcune il minder doveva fungere da “acchiappa moto”. Il compito, principalmente, era “guidare” il pilota nei posizionamenti della moto prima di affrontare l'ostacolo. O fugacemente spostare sassi e mettere “inviti”, cioè sassi usati da trampolino per agevolare la salita su un ostacolo.

Confesso che nella notte prima della gara, dormii poco per la preoccupazione di non essere all'altezza. Ma Piero mi mise subito a mio agio. Anche il trasferimento non fu particolarmente duro e soltanto nel secondo e terzo giro, quando tutti correvano per non finire fuori tempo – quattro delle sei ore furono spese da tutti i piloti per il primo giro – mi prese un po' di affanno. Lui arrivava prima di me alla zona, io mi fiondavo a raggiungere il punto critico, spesso quando lui era già partito.
Per la cronaca, Piero giunse nel tempo massimo, si piazzò 21° con i punteggi parziali di 48, 41 e 48 punti. Non ebbi però ulteriori richieste di fare il minder...

(da Motosprint n. 29 - 16/22 luglio 2019)

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