LUCI & OMBRE sui futuri campioncini nostrani!

Avendo vissuto da organizzatore l'appena trascorsa terza prova del Campionato Italiano Cadetti, abbinata al Trofeo Minitrial, desidero pubblicare alcune considerazioni, sperando possano contribuire a perorare la causa comune di vedere, in un prossimo futuro , piloti italiani ai vertici delle classifiche mondiali.
La mia personale opinione, sottolineo personale, in quanto non scrivo come presidente del motoclub Alpi Ovest, ma come giornalista appassionato di questo sport, è che il MiniTrial non goda di ottima salute, anche se i numeri mi possono dare torto. Infatti rivolgo i miei complimenti alle persone, che hanno lavorato e che continuano a battersi per incrementare ancora di più il numero dei proseliti, nella gara in questione giunto a 34. Comprendo anche le difficoltà organizzative, visto che in primis, bisogna disporre di un'area chiusa al traffico. Quello che invece mi indispone, è l'eccessiva attenzione che si sta dando o che si sta prendendo tutto il "mini-ambiente". I bambini, si sa, destano simpatia e tenerezza da subito, quindi anche il pubblico è incuriosito ed attratto da questi piccoli mostri su queste piccole cavalcature, ma ad un'occhiata più approfondita, lo spettacolo che si presenta è tutt'altro che decoroso : bambini in coda alle zone che cercano di sorpassarsi l'un con l'altro, con i rispettivi padri che li incitano a farlo; continuo vociferare di giudici di zona impegnati nell'arduo tentativo di far uscire dalla zona i padri,( minders per l'occasione); bambini in lacrime, maltrattati dai propri genitori , perché non i grado mi mettere in pratica i loro preziosi insegnamenti ; padri agguerriti , paladini difensori dei diritti dei figli già "divi", pronti a scontri verbali con giudici e padri avversari, ecc…
Di fronte ad uno show del genere , pensate che chi guarda, sia disposto a far provare al proprio figlio una simile esperienza? Ma non finisce qui, la premiazione per i giovanissimi, già proclamati "supereroi" deve venire fatta subito, anche se la gara dei "più grandi" non è ancora terminata. Mi chiedo dunque quale sia la ragione dell'abbinamento: sono due gare separate, orari differenti, zone differenti, personale differente.
Penso di non essere il solo a credere che si stia esagerando nei privilegi e che non sia educativo, concedere simili trattamenti a ragazzi, non tutti animati da forti passioni come, forse, quelli della mia generazione. Non voglio fare il nostalgico, ma anche osservando la gara dei più grandicelli, ho notato una certa riluttanza nel "digerire" un trasferimento più impegnativo, vecchio stile, tanto per intenderci, ormai fuori moda nelle gare più importanti, dove, giustamente, viene sempre privilegiato l'accesso alle zone da parte del pubblico. Dunque, vedendo i volti dei piloti impegnati, mi sembrava di leggere in loro, fatica e tensione, e poi, come nel minitrial, ma in forma più blanda, ecco il ripetersi del conflitto pilota-minder, con reciproci "complimenti", anch'essi poco edificanti per gli spettatori presenti. Immediato dunque il confronto con i miei tempi, vent'anni fa, mi sono forse dimenticato della tensione, dell'emozione che percorreva il mio corpo, quando ero impegnato nelle gare? Assolutamente, no , ma non esistevano i minder, e sono stato fortunato in quel senso, perché se mai ci fossero già stati, mio padre non avrebbe mai interceduto a mio favore per nessun motivo. Se subivo un torto e lo raccontavo in famiglia speranzoso di vendette, ottenevo dei paternalistici "ti sta bene, la prossima volta ti fai furbo!" , ben lontani dagli atteggiamenti di protezione di cui gode la maggior parte della nuova generazione. Va bene, non voglio perdermi nella demagogia, torno subito al nocciolo della questione. Non illudiamoci di crescere nuovi campioni, inasprendo le difficoltà delle zone, per poter mettere i nostri ragazzi in grado di competere con i più quotati ragazzi spagnoli. Questa può essere una condizione necessaria ma non sufficiente, per dirla da "matematico". Si deve prima di tutto insistere sull'educazione (vedi rispetto per le code, vedi proprietà di linguaggio, etc..) e poi sull'indipendenza dal proprio padre-minder. La gara il ragazzo deve imparare a viverla da solo, se il tratto è pericoloso, si potrà chiedere al giudice un aiuto, oppure l'aiuto gli potrà arrivare da un suo compagno. Troppo piccolo per riuscire in tale impresa? Allora abbiamo sbagliato a comprargli una moto, optiamo per la bici da trial, del resto mi sembra di ricordare che i grandi campioni provengono proprio da lì!