Come
ci si sente indifesi e fragili di fronte alla scomparsa di un amico,
di una persona con la quale hai condiviso emozioni da quasi 30 anni.
Ebbene sì Guido Vezzani l'avevo incontrato durante i mesi
estivi di villeggiatura a Torre Pellice, io allora vivevo a Torino.
Lui frequentava il campeggio Il Cairo e fu il calcio che ci fece conoscere.
L'organizzare sfide fra formazioni improvvisate di "villeggianti"
contro "campeggiatori". Poi la moto, fine anni 70, inizio
anni 80, i meravigliosi anni 80, quel seguire la moda del momento, tutti
insieme, appassionatamente. E la moda di allora era la moto da Trial,
veicolo indispensabile per scoprire i più impervi sentieri della
Valle. Poi la licenza , le gare: Guido era più vecchio di me,
ma non ci stava a soccombere, era caparbio, di quella generazione che
sembra non conoscere mai la resa. Aveva iniziato subito con la classe
"Junior" , ricordo come fosse ieri, una gara interamente sotto
la pioggia nel vercellese, zone dove era necessario "strappare"
dei tre, momenti in cui ti chiedi "ma chi me lo ha fatto fare?",
momenti in cui devi vincere la parte di te che ti farebbe ritirare,
tornare a casa. Guido la vinceva: la sua ostinazione nel portare a termine
i suoi progetti, lo ha sempre accompagnato e se la vita è stata
avara per il tempo che gli ha concesso, non lo è stata per le
soddisfazioni che si è guadagnato. Appena il figlio Roberto è
cresciuto al punto di sostituirlo nelle competizioni, eccolo recitare
il ruolo di smaliziato minder, per poi passare a quello di spettatore
motorizzato, quindi dotato di "pass", astutamente ottenuti,
nelle gare del campionato del mondo, non lontane dall'Italia . Nel MotoClub
Gentlemen's di Pinerolo, la sua simpatia ed il lavoro svolto lo aveva
spinto fino alla vicepresidenza. Ma nel mondo del trial piemontese ,
tutti lo stimavano come la persona più competente nel tracciare
le zone. Da un mondale come quello di Sestriere al trial per tutti di
Prarostino. Proprio quest'ultimo mondiale di Sestriere gli ha dato la
forza di lottare e combattere quel male incurabile, sovrano dei tempi
d'oggi. Da quando la sua malattia gli è stata scoperta non è
passato neanche un anno, lui che aveva preparato con meticolosa attenzione
quella prova mondiale, non ha permesso che il cancro gli rovinasse la
festa. Lo ha scacciato, tenendo duro e le 20.000 persone che hanno popolato
il colle nei due giorni di gara sono state il regalo più bello
per i suoi sforzi organizzativi. Inutile dirvi che Guido era anche ben
conosciuto ed apprezzato all'estero: la battuta pronta, il carattere
giulivo, la capacità di mediare, la diplomazia che lo faceva
uscire vincente in tutte le discussioni, ne hanno fatto un grande personaggio.
Il Trial perde con lui una grande pedina! Mi stringo alla moglie Luciana
ed al figlio Roberto in questo triste giorno.
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